AFRICA, DOVE VIVE LO SPIRITO DELL'ARTE.
L'arte tradizionale africana incontra l'arte contemporanea
19 novembre 2016 / 29 gennaio 2017
Casa Museo del Conte Verde
Via Fratelli Piol, 8 / Rivoli (To)
Donatella Avanzo porta alla Casa Museo del Conte Verde di Rivoli la collezione di arte africana di Ettore Brezzo e Bruno Albertino insieme a opere di arte contemporanea tra cui
Ugo Nespolo, Olimpia Biasi e Raffaella Brusaglino.
AFRICA, DOVE VIVE LO SPIRITO DELL'ARTE.
L'arte tradizionale africana incontra l'arte contemporanea
19 novembre 2016 / 29 gennaio 2017
Casa Museo del Conte Verde
Via Fratelli Piol, 8 / Rivoli (To)
Donatella Avanzo porta alla Casa Museo del Conte Verde di Rivoli la collezione di arte africana di Ettore Brezzo e Bruno Albertino insieme a opere di arte contemporanea tra cui
Ugo Nespolo, Olimpia Biasi e Raffaella Brusaglino.
AFRICA, DOVE VIVE LO SPIRITO DELL'ARTE.
L'arte tradizionale africana incontra l'arte contemporanea
19 novembre 2016 / 29 gennaio 2017
Casa Museo del Conte Verde
Via Fratelli Piol, 8 / Rivoli (To)
Donatella Avanzo porta alla Casa Museo del Conte Verde di Rivoli la collezione di arte africana di Ettore Brezzo e Bruno Albertino insieme a opere di arte contemporanea tra cui
Ugo Nespolo, Olimpia Biasi e Raffaella Brusaglino.
AFRICA, DOVE VIVE LO SPIRITO DELL'ARTE.
L'arte tradizionale africana incontra l'arte contemporanea
19 novembre 2016 / 29 gennaio 2017
Casa Museo del Conte Verde
Via Fratelli Piol, 8 / Rivoli (To)
Donatella Avanzo porta alla Casa Museo del Conte Verde di Rivoli la collezione di arte africana di Ettore Brezzo e Bruno Albertino insieme a opere di arte contemporanea tra cui
Ugo Nespolo, Olimpia Biasi e Raffaella Brusaglino.

A cura di Giulia Vola
Ci sono momenti in cui il mondo sembra gridare troppo forte.
In cui il cemento copre il seme, l'eco dei passi copre il battito della terra.
Eppure, basta fermarsi. Abbassarsi.
Toccare il suolo.
E scoprire che, sotto la polvere, una vita invisibile continua a spingere. Che c'è
ancora chi, silenziosamente, senza clamore, prepara il futuro.
Oggi vogliamo parlare di loro.
Di chi semina anche quando sembra inutile.
Di chi custodisce anche quando sembra impossibile.
Di chi muta, segue il flusso del cambiamento, si adatta.
E scopre. Di chi è pioniera.
Guardate Pioniera, questa creatura creata da Raffaella Brusaglino con alluminio, sabbia, ossidazioni e erbe selvatiche.
Non si limita a esistere: respira con la terra.
È piegata, ma non spezzata. È vulnerabile e invincibile allo stesso tempo.
Pioniera è la metafora di una soglia, un varco aperto per la vita nuova, che poi è
quella vecchia, la solita, rinnovata.
Racconta l’imprescindibile relazione con l’ambiente, ma anche il coraggio di chi si avventura per primo su un terreno sconosciuto, incerto, con la sola forza della
fiducia. Come sanno fare le erbe pioniere nei deserti e nelle terre ferite:
rompendo la roccia, generando la vita dove tutti vedevano la fine.
Quando ho scritto Cuore d’Oro, pensando a Ima — a Máxima Acuña, la Dama delle Lagune del Perù — raccontavo proprio questo: la storia di chi resta saldo mentre il mondo intorno franerebbe.
La forza di chi, nel silenzio, radica il futuro. Di una donna che difende la sua casa, la sua laguna, il suo prato, sapendo che sotto quella terra si nasconde un tesoro.
Un giacimento d'oro da miliardi di dollari.
Eppure, per Ima, il vero cuore d'oro non è il metallo. Non è la ricchezza degli uomini. Ima difende un valore. Il patto antico tra l'uomo e la natura, la relazione sacra con la Madre terra, con l’acqua, con il cielo.
È il valore etico, non quello monetario quello che difende Ima.
Questa è la stessa battaglia che si combatte oggi, ovunque.
Tra chi misura tutto in oro, profitti, sfruttamento.
E chi difende il valore invisibile delle radici, dei legami, della comunità.
I conquistadores spagnoli arrivarono a casa di Ima, in Perù cinque secoli fa, spinti dalla fame d’oro, decisi a prendersi tutto. La stessa fame che oggi muove le multinazionali minerarie. E non solo loro, purtroppo. Anche gli stati sovrani. Che cosa abbiamo imparato, secoli dopo? Che cosa possiamo ancora imparare?
Ima, piccola e analfabeta, senz’altro che la forza del suo essere umana, ha scelto di resistere, per esistere. Di fare come le erbe pioniere che spaccano la roccia e spargono il seme della vita.
Così fa anche Pioniera di Raffaella.
E così faranno le piccole Pioniere che Raffaella ha disseminato per la città, come semi di consapevolezza lanciati nell’aria per ricordarci che ogni atto di cura è un gesto di rivoluzione.
Che ogni radice è una dichiarazione d'amore verso il futuro.
Come ci ricorda Stefano Mancuso, le piante sono maestre di comunità: si parlano, si aiutano, si sorreggono nel buio della terra.
Anche noi, come loro, possiamo imparare a intrecciare radici invisibili: di solidarietà, di resistenza, di speranza.
Anche noi, come Ima e Pioniere, possiamo costruire alleanze invisibili e
indistruttibili. Possiamo rivoluzionare, generare, conservare, e poi rivoluzionare
ancora.
Come nella storia, hanno fatto altre pioniere, senza farsi notare.
Penso a Hilma af Klint, che dipinse mondi invisibili prima che il mondo fosse
pronto a vederli.
Penso a Artemisia Gentileschi, che ha inciso con il colore e il dolore la propria
verità nella tela, trasformando la violenza in arte, senza mai piegarsi.
Penso a Ana Mendieta, che ha fuso il corpo alla terra, ricamando memoria e
identità, ricucendo la frattura tra umano e natura.
Anche loro hanno seminato in silenzio.
Anche loro hanno preparato un futuro che forse non avrebbero mai visto con i loro occhi.
Essere pioniere significa questo: non conquistare. Ma preparare.
Non vincere. Ma resistere.
Non lasciare monumenti. Ma radici.
Significa riconoscere il valore nascosto, difendere ciò che non si vede ma
s’intuisce. Seminare senso, radicare la speranza.
Per questo oggi, in un tempo di guerre, distruzione, solitudine, fratture, disillusioni e sconfitte, il gesto di chi semina resta il più rivoluzionario di tutti.
Abbiamo bisogno di pioniere capaci di essere leggere senza essere
superficiali, sensibili senza essere deboli.
Di trasformare il dolore in nuove radici e nuova linfa.
Di Pioniere coraggiose di dare futuro al futuro.”